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Nessuno mi dice di smettere


di LiquiriziaDucale
03.10.2024    |    4.805    |    9 9.6
"” Feci come mi aveva detto mettendomi a quattro zampe, mi legò nuovamente le mani e le caviglie..."
non è mio, ma mi piace la situazione.

Un giorno mi trovai con la voglia di provare un esperienza sessuale diversa dalla solita routine, un amico mi aveva raccontato di essere andato da una signora, una quarantenne molto carina che faceva la Mistress di professione e che gli aveva fatto provare sensazioni mai provate prima con nessuna donna con cui era stato.
Sono sempre stato molto scettico su queste considerazioni assolute, però non potevo nascondere che mi aveva incuriosito e dopo essermi fatto dare il numero la chiamai:
“Pronto?”
“Salve,ciao, mi ha dato il tuo numero un mio amico, non so se ricordi…”
“Si certo ricordo benissimo, cosa posso fare per te?”
“Il mio amico mi ha detto che tu sei una Mistress e quindi…beh insomma vorrei provare.”
Dopo qualche secondo di silenzio mi rispose con un tono di voce completamente diverso e molto più autoritario.
“Tu vorresti provare? Conosci qualcosa di quello che faccio? Qualche pratica?”
“Non so nulla sinceramente, ma vorrei provare se per lei va bene Signora.”
“Chiamami Padrona se proprio vuoi immedesimarti nella parte, posso riceverti domani dalle 20 in poi.” Non era una domanda, non avevo margine di contrattazione, o accettavo oppure sapevo già che non l’avrei vista; questa telefonata era già un test per mettermi alla prova e per capire quanto potevo essere disposto a sottostare ai suoi desideri.
“Sento che sei indeciso, addio.”
“Aspetti, aspetti… Padrona, per me va benissimo domani all’orario che mi ha detto.” In realtà avevo già preso impegni con una ragazza conosciuta da poco, ma la curiosità ormai aveva preso il sopravvento sul resto.
“Bene, allora ci vediamo domani.” Non mi salutò ma chiuse il telefono senza darmi il tempo di rispondere.
Chiamai subito il mio amico per avere ragguagli in merito non sapendo bene cosa sarebbe successo e raccontandogli la telefonata.
“ strano che ti riceva con così poco preavviso, solitamente i tempi con lei sono abbastanza lunghi e ti fa attendere diverse settimane per aumentare il mistero e la curiosità.”
Gli chiesi alcune informazioni ma non riuscii a cavargli nulla di quello che già sapevo e questo m’incuriosì sempre di più.
Il giorno successivo all’ora fissata suonai il campanello all’indirizzo che mi aveva dato e dopo qualche attimo di attesa mi venne ad aprire… La mia immaginazione aveva fatto si che mi aspettassi una donna vestita in pelle con frusta in mano e invece, la donna che vidi vestiva sobriamente, un completo gonna e camicetta come se fosse appena tornata dal lavoro.
Era una donna molto bella, capelli neri ondulati, occhi di un intenso color verde, le labbra erano carnose ma non esagerate, il trucco, leggero faceva risaltare il suo freddo sguardo.
“Seguimi.”
Arrivammo in una stanza senza finestre dove mi fece accomodare su un divanetto rosso.
Mi sedetti sul divano e iniziai con lo sguardo a perlustrare la stanza, non c’era nulla appeso che mi desse qualche indicazione, mi aspettavo di vedere una sala di tortura, con fruste, scudisci e ogni genere di perversione ma invece ai muri erano appesi delle copie di alcuni quadri di Munch e alcune tele raffiguranti passi della divina commedia.
Mi colpii un quadro raffigurante un uomo prostrato ai piedi di uno specchio, nello specchio si potevano vedere solo i piedi di una donna ma niente di più.
“Vedo che sei rimasto colpito dal quel quadro.” Mi disse, seguendo il mio sguardo.
“Effettivamente si, lasci che mi presento, sono Francesco ci siamo sentiti ieri, sono qui per…”
Con un gesto secco della mano mi bloccò subito. “So per cosa sei qui non preoccuparti sto solo decidendo cosa fare di te…”
Non seppi cosa rispondere ma mi limitai a rimanere zitto abbassando lo sguardo a terra.
“Bene, vieni con me, iniziamo subito, seguimi.”
Mi fece strada verso una porta che non avevo notato prima che scoprii essere un bagno.
“Ora spogliati completamente, dovrò rasarti tutto, quindi non muoverti altrimenti rischierò di farti male.”
Mi spogliai completamente e rimasi nudo davanti a lei che mi osservava con curiosità, si avvicinò e iniziò a spalmarmi il corpo con una crema profumata, poi, partendo dai piedi iniziò a radermi con cura, senza fretta, mi depilò le palle ,il cazzo e il buco del culo senza poi tralasciare nessun punto.
Fatto questo disse.
“Ecco ora va molto meglio, ora passiamo alla seconda fase, dobbiamo vestirti nel modo giusto.”
Dicendo questo un lampo accese i suoi occhi, mi portò nella stanza adiacente che era un enorme guardaroba con ogni tipo d’indumento, scarpe e ovunque specchi che riflettevano la mia nudità.
“Ora provati questi.”
Mi porse alcuni completi di lingerie di pizzo, perizoma, autoreggenti, reggicalze, reggiseno, li guardai senza capire cosa dovevo fare, ma la risposta arrivò subito sotto forma di uno schiaffo che mi colpì in piena faccia.
“Non voglio vederti esitare, ora farai quello che io dirò hai capito? Sarai la mia puttanella e per esserlo dovrai indossare questi! Ora provateli e vediamo come ti stanno Troietta.”
Diventai rosso in viso a sentirmi chiamare così, non ho mai avuto nessuna esperienza omosessuale in vita mia, nemmeno con una trans sono mai andato e non avrei mai pensato di eccitarmi all’idea di indossare questi indumenti femminili…
iniziai provando ad indossare un completo perizoma e reggiseno color argento, le calze erano color carne associate a un reggicalze e una volta fatto rimasi davanti a lei per farmi guardare.
“Non ci siamo proprio, questo colore non ti dona, provati quello bianco avanti.”
Feci come mi aveva chiesto ed effettivamente guardandomi allo specchio non potei fare a meno di ammettere che aveva ragione. Le calze autoreggenti bianche modellavano le mie gambe muscolose e il perizoma bianco metteva in risalto il mio culo sodo.
“Ora ci siamo, il bianco ti si addice, sei una troietta ma sei anche vergine in questo campo, il bianco oggi sarà il tuo colore, ora indossa queste scarpe e il vestito.”
Mi porse un paio di scarpe con il tacco non troppo fine e un vestito color panna che mi fasciava completamente il corpo.
“Sei proprio carina lo sai? Mancano ancora alcuni dettagli e sei proprio perfetta Puttanella, seguimi.”
Tornammo in bagno e mi fece accomodare su una sedia di fronte allo specchio, iniziò quindi a truccarmi meticolosamente, non un trucco pesante e volgare ma qualcosa di leggero, i colori mettevano in risalto il taglio dei miei occhi, il rossetto lucido faceva risaltare le mie labbra; non paga del trattamento mi dipinse anche le unghie delle mani e infine mi mise una parrucca bionda in testa pettinandomela fino a quando non fu completamente soddisfatta.
“Guardati troietta non sei bellissima? Sei una puttanella in cerca di qualcuno che la sfondi vero? ”
Mi guardai allo specchio e rimasi stupito della trasformazione, stentavo a riconoscermi, non potevo credere di essere io quello che lo specchio rifletteva.
“Vieni, ora mi voglio proprio divertire con te dolcezza.” Ci spostammo in un altra stanza che era dominata da un enorme letto a baldacchino in ferro.
“Mettiti qua ora, in ginocchio.” Feci come mi aveva detto, le mani mi furono legate dietro la schiena insieme alle caviglie,ora abbassa lo sguardo, ti dirò io cosa fare.
Sparii per diversi minuti e quando tornò mi disse.
“Ora guardami troietta!” alzai gli occhi e vidi che si era cambiata, ora indossava solamente un corpetto nero che le stringeva il seno facendolo risaltare ancora più grande, degli stivali lucidi neri lunghi fino a metà coscia le avvolgevano le gambe fasciate da delle calze di nylon anch’esse nere e ricamate; ma quello che più mi colpii fu che indossava una cintura nera con un cazzo finto color carne che scoprii più tardi chiamarsi strap-on.
Sgranai gli occhi e iniziai a farfugliare qualcosa ma non mi lasciò nemmeno parlare.
“Stai zitta puttanella! Tanto si vede che ti piace essere trattata così, sei proprio una zoccola! Sei più troia tu di tante vere puttane! Ora mi farai vedere come succhi bene il cazzo! Avanti zoccola succhia il cazzo che ti piace tanto!”
Mi prese la testa con forza e me lo infilò tutto in bocca con violenza, sentivo che mi arrivava fino in gola e dopo poco cercai di divincolarmi ma ero completamente bloccato, non potevo fare nulla, le lacrime iniziarono a rigare il volto truccato, trasformandomi a poco a poco in una bambola piangente.
“Succhia ho detto puttana devi succhiarlo altrimenti ti soffoco!”
Cercai di fare come mi diceva succhiando quel corpo estraneo che mi riempiva la bocca, lo leccavo intorno alla cappella, sulla punta e intanto la mia aguzzina mi dava il ritmo.
“Ahhhh vedi che è facile troietta, ora capisci cosa vuol dire prenderlo in bocca vero ? Ahhhh quanto mi piace farmelo succhiare, per essere la prima volta sei proprio una brava pompinara!”
Dicendo così aumentò il ritmo, mi stava proprio scopando in bocca senza darmi tregua, mi faceva male la mascella e la gola e non riuscivo nemmeno a parlare.
“Ora ti sborro in bocca puttanella, mi raccomando bevi tutto, ahhhh ecco che arriva! Sborro troia, sborro! Ahhhh!”
Non feci nemmeno in tempo a sorprendermi di queste parole che un liquido caldo e vischioso mi riempii la bocca e scese in gola, stavo soffocando e non riuscivo a fare nulla, i conati di vomito mi presero subito ma la Padrona era inflessibile.
“Bevi ho detto zoccola! Sei una stupida puttana! Inghiotti razza di troia affamata di cazzo, bevi tutto!” Tolse il cazzo dalla mia bocca e rivoli di saliva misti a quella sostanza che mi aveva schizzato caddero dalla mia bocca ormai insensibile andando a bagnare i suoi stivali lucidi.
“Pezzo di merda che non sei altro, fai schifo come pompinara lo sai? Sei una puttanella vergine vero? Dillo cosa sei, dimmelo cosa sei?”
“Sono… Sono una puttana…chiedo scusa…”
“Non ho capito cosa hai detto troia, dillo più forte.”
“Sono una puttana maldestra Padrona.”
“Più forte non ti capisco.”
“SONO UNA TROIA POMPINARA PADRONA!” urlai quelle parole vergognandomi ma anche con un eccitazione mai provata prima.
“Ora guardati allo specchio troia guarda cosa sei!” Dicendo così mi mise uno specchio davanti e vidi quello che ero diventato… una troia senza ombra di dubbio, i capelli stravolti, il trucco ormai rovinato come se mi avessero stuprato per ore e ore.
“Ahahahahah mi piace il tuo sguardo, però non hai fatto quello che ti avevo chiesto e ora dovrò punirti per avermi sporcato gli stivali, adesso ti libero le mani ma se provi a muoverti o a scappare ti riempio di botte.”
Le mani mi vennero slegate e senza nemmeno darmi il tempo una frustata mi arrivò alla schiena.
“Leccami gli stivali, pulisci il puttanaio che hai combinato troia!” Ero diventato una bambola nelle sue mani esperte, non riuscivo nemmeno più a ribattere, iniziai a leccarle le scarpe partendo dalla punta e leccando i lati.
“Lecca tutto, non deve rimanere traccia di sborra!” M’infilava lo stivale in bocca per farmi pulire tutto compresa la suola, cercavo di trattenere i conati di vomito e di finire al più presto ma la Padrona se ne accorse e la punizione non tardò ad arrivare; diverse frustate mi colpirono la schiena inesorabili.
“Pompinara che non sei altro, non riesci nemmeno a leccare delle scarpe??? Ma che razza di puttana sei??? Mi fai proprio schifo!”
Dicendo così mi diede un calcio facendomi cadere per terra.
“Ora girati e mettiti qua.” Feci come mi aveva detto mettendomi a quattro zampe, mi legò nuovamente le mani e le caviglie.
“Ora ti farò capire chi comanda, imparerai cosa vuol dire essere sfondato lurida zoccola!”
Mi tirò su il vestito e mi spostò il perizoma e senza tanti complimenti m’infilò due dita in culo.
“Ahhhhhhh mi fai male!Ti prego Padrona!” Iniziai nuovamente a piangere come un bambino.
“Smettila troia di lamentarti, ringraziami che sono di buon’umore altrimenti non ti potresti sedere per una settimana.”
Sentivo le sue dita dentro il mio culo che giravano allargandomi e aprendomi, mi sentivo spaccare in due e gridavo a più non posso.
“Mi fai ridere lo sai? Sei proprio una vergine in cerca di cazzo, non stringere i muscoli altrimenti dovrò usare le maniere forti, inoltre, la stanza è insonorizzata e nessuno può sentirti urlare con questa vocina di troia.”
Tolse le dita e sentì che si posizionava dietro di me prendendomi dai fianchi.
“Ora t’inculo per bene troietta, ti svergino questo bel culetto stretto.”
Un dolore fortissimo mi avvolse il corpo e gridai con quanto fiato avevo in gola mentre la mia Padrona mi fotteva il culo senza curarsi di me.
“Ahhhhh ti prego smettila, aiutoooooo! Mi stai distruggendo! BASTAAAA!”
“Le tue grida mi stanno iniziando a seccare troietta, ora ti faccio smettere.” Si tolse da dentro di me e subito dopo mi ritrovai con una pallina in bocca che legò alla mia testa e non mi dava più modo di gridare ma solo di mugolare.
“Ecco ora va molto meglio,così non dovrò sentire i tuoi piagnistei incessanti.”
Continuò ad incularmi così per diverso tempo alternando movimenti veloci a lenti e facendomelo sentire tutto fino allo stomaco; dopo diversi minuti però il mio corpo iniziò ad abituarsi a quel trattamento mai ricevuto, e il cazzo s’indurì come mai in vita mia, i mugolii di dolore si trasformarono in sospiri di piacere senza volerlo e iniziai a spingere indietro il culo per prenderlo meglio fino in fondo.
“Ahhhh! ecco la troia che esce fuori, ti piace prenderlo nel culo vestito da troietta? Ahahahahah lo sapevo, tutti uguali, ora ti riempirò il culo di sborra troietta come piace tanto a te, prendila tutta AHHHHHH!”
La Padrona si svuotò nel culo come se stesse effettivamente sborrando, quel liquido che ormai avevo imparato a conoscere mi riempì l’intestino e nel contempo sborrai nel perizoma senza essermi nemmeno toccato imbrattandolo tutto; venni con un orgasmo improvviso che mi lasciò squassato sia mentalmente che fisicamente.
Dopo aver estratto il cazzo si tolse da me e mi liberò finalmente dalle catene che mi tenevano imprigionato e mi accasciai sul letto senza forze e dolorante.
“Sei stato molto bravo, complimenti, per essere la prima volta che lo facevi mi hai fatto eccitare notevolmente, che tu ci creda o no sono venuta anch’io insieme a te.”
“Ma tu non scopi mai con quelli che vengono da te? Li usi e basta?”
“Io sono lesbica tesoro, è per quello che mi piace trattarvi così, vestirvi, truccarvi e vedo che nella maggior parte delle volte nessuno mi dice di smettere…”
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